Limba italiană contemporană - pragmatica

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Curs 1

La pragmatica

1. Osservazioni preliminari

Il termine “pragmatica” e stato introdotto dal filosofo Americano Ch. Morris (1901-1979) che nella teoria generale dei segni o semiotica distingue tre diversi livelli di analisi:

- la semantica riguarda il rapporto dei segni con i referenti

- la sintassi studia il rapporto dei segni tra loro

- la pragmatica si occupa delle relazioni tra i segni e di chi li usa.

1) Ho da fare.

2) Mi sa/puo dire a che piano sono le confezioni per bambini?

3) Bell’amico che sei!

Per esempio, (1) puo essere preceduto da un invito (al film/teatro o fare una passeggiata). In queste condizioni, l’interlocutore capirebbe che e stato rifiutato senza che il locutore usasse la negazione, marca tipica del rifiuto.

L’enunciato (2), pronunciato in un negozio non sara mai inteso come una domanda sulle coniscenze/possibilita dell’interlocutore, bensi come una domanda per ottenere un’informazione.

L’enunciato (3), avra sicuramente per l’interlocutore un significato ironico (opposto, quindi, a quello che esprimono le parole che lo costituiscono).

2. La comunicazione – punto focale nell’analisi pragmatica

Al centro delle analisi pragmatiche si trovano: “il mittente” (o locutore o parlante) che invia al “destinatario” (o interlocutore) un “messaggio” con una certa “intenzione”. Tale messaggio si riferisce alla realta che ci circonda ovverosia a un “contesto”.

All’interno di uno scambio linguistico occorre distinguere tra cio che e detto ovvero “esplicito” e cio che e sottinteso ovvero implicito. Occorre precisare che spesso cio che il locutore “dice” e differente di cio che lo stesso locutore “vuole dire”.

4) Dico (ad un amico): “Fa freddo in questa stanza...” e voglio intendere: Per favore, chiudi la finestra!

5) Dico (chiedo ad un seccatore): “Ma non dovevi dunque uscire?” e il mio tono fa capire che non si tratta di una domanda, ma di un incitamento ad andare via; precisamente, voglio dire “Lasciami in pace una buona volta!”

Un altro aspetto di interessante rilievo nell’analisi pragmatica riguarda “il modo” in cui viene realizzata la risposta.

6) Sei venuto in macchina? – No, in tram.

7) Mi sa/puo dire a che piano sono le confezioni per bambini?

- Al terzo piano.

Sono domande parziali con risposte ellittiche del verbo.

8) Mi presti un milione?

- No / Assolutamente / Non ci pensare neppure / Ma scherzi? / Sono forse una banca?

Si puo notare che le risposte di assenso / dissendo possono essere espresse tramite mezzi linguistici brevissimi oppure estesi, diretti oppure indiretti. Allo stesso tempo, si puo rispondere in modo neutro. (Si / Certo / No / Assolutamente) oppure con un’espressione particolare (Sono forse una banca?)

Sempre in quello che riguarda le risposte, le analisi pragmatiche si soffermano sui seguenti aspetti:

- nella risposta appare un verbo generico che si riferisce a un’espressione precisa presente nella domanda.

9) Perche sei venuto con la macchina?

- Per fartelo vedere.

- la risposta contiene un’argomentazione:

10) Ci vediamo questa sera?

- In genere non dimentico gli impegni. (implicito)

- la risposta e deviata ed esprime un diniego:

11) Puoi sostituirmi dalle tre alle cinque?

- Ah, che giornata pesante oggi! (implicito)

Gli elementi implicitati possono essere facilmente dedotti.

12) –Mi presti il vocabolario?

[-No]

[-Perche?]

[Perche] sto facendo una traduzione.

In una conversazione tra amici:

- la linea sintattica incerta

- la scelta di parole ed espressioni appartenenti ad parlato spontaneo

- la presenza di indicatori discorsivi (eh, allora, ah, finalmente, va bene)

- alta percentuale di parole sottintese

Curs 2

2.0. La pragmatica: nascita e orientamenti teoretici

La pragmatica e una disciplina nata al confine fra tre versanti disciplinari: la filosofia, la linguistica, l’antropologia.

In “Come fare cose con le parole” J. Austin, filosofo e linguista inglese, sostiene che l’oggetto di studio della semantica e l’atto del parlare e riconosce che il senso e condizionato dal contesto.

2.1. Gli atti linguistici

Ogni atto linguistico costituisce la sintesi di tre atti simultanei:

- atto locutivo

- atto illocutivo

- atto perlocutivo

Sinteticamente, con Austin, si puo dire che la “locuzione” e l’atto del dire qualcosa, “l’illocuzione” e l’atto compiuto nel dire qualcosa (pregare, chiedere) e la “perlocuzione” e l’atto col dire qualcosa.

Il primo è chiamato atto locutivo, e include in sé le caratteristiche più tradizionalmente riconosciute agli enunciati: fonetiche, grammaticali e semantiche. Insomma, eseguire un atto locutivo vuole dire proferire un enunciato nel senso astratto analizzato dalla linguistica, quindi prescindendo dal suo particolare uso in un’interazione comunicativa, ma includendo il suo contenuto semantico (il senso fregeano). ATTO LOCUTORIO cioè l’azione mediante la quale si combinano opportunamente

- suoni (dimensione fonetica),

- parti del discorso - parole e frasi di una lingua (dimensione fàtica),

- significati - uso delle frasi con senso determinato (dimensione retica)

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Facultatea de Litere, Limba Italiana Contemporana, Pragmatica

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